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Immagine del redattoreElena De Donato

Yoga nelle giornate 'no': scivolare nella pratica grazie alla saggezza del corpo

Capita sovente di arrivare a yoga con un fardello di stanchezza di varia natura, che ci rende poco predisposti alla pratica: in realtà, è proprio in quei momenti che ne abbiamo più bisogno. Scopriamo insieme cosa accade in questi frangenti, come sia possibile calarsi nella lezione di yoga e quale inattesa trasformazione ad essa si accompagna.

DALLO YOGA DEL FARE ALLO YOGA DELL'ESSERE

"Quando lascio andare quello che sono, divento quello che potrei essere. Quando lascio andare quello che ho, ricevo quello di cui ho bisogno." ct. Tao Te Ching


Tra imprevisti e contrattempi della quotidianità su cui spesso abbiamo poco controllo, non è raro arrivare a yoga sovraccaricati tanto da sentire la fatica di immergersi nel mood della concentrazione yogica e a fermarci nel qui ed ora. E' in queste occasioni che lo yoga ci sorprende, portandoci un beneficio inatteso che scalza la mente attraverso la disarmante saggezza del corpo. La consapevolezza che ci sentiremo meglio dopo la lezione, unita ad autodisciplina e al proposito di difendere questo nostro spazio personale di cura, ci aiutano a superare anche i momenti di calo di entusiasmo, ma il vero cambiamento lo porta la pratica stessa ossia fare yoga. Ogni posizione, ogni respiro, ogni cambio posturale è un'occasione per cambiare il nostro stato emotivo e i nostri pensieri, svuotando la mente e riappropriandoci del nostro equilibrio. E' il processo stesso della pratica ad essere curativo, fino a che il fare viene a poco a poco scalzato dall'essere e ci ritroviamo non più solo a fare yoga ma ad ESSERE YOGA.


AVERE FIDUCIA NEL PROCESSO PER AFFIDARSI ALLA PRATICA E ALLO YOGA

"Se vuoi fare un passo in avanti, devi perdere l'equilibrio per un attimo.” Ct. Massimo Gramellini


Il passo dal fare all'essere non ha leggi precise, certezze, né codifiche e avviene in modo soggettivo. L'unica certezza è che, per far si che questa trasformazione avvenga è necessario STARE E RIMANERE NELLA PRATICA CON FIDUCIA, anche fino al punto di sentirsi vacillare per un momento, PERMETTENDO COSI' AL PROCESSO TRASFORMATIVO DI AGIRE DENTRO DI NOI. Rimanere nel fare yoga con fiducia, quindi, finché lentamente questo non diventi un'immersione totale che innesca un cambiamento radicale: dal metabolismo corporeo ai pensieri della mente. Affidarsi durante la lezione di yoga significa non solo lasciarsi condurre dalla pratica ma anche dall'insegnante ed è innegabile che questo possa essere percepito come più o meno naturale secondo la relazione che si instaura con quest'ultimo, anche se essa è implicita e non dichiarata. Alla pari della location della pratica, così anche LA RELAZIONE CON L'INSEGNANTE costituisce un vero e proprio SETTING comunicativo, emotivo, cognitivo e corporeo che favoriscono la percezione di UNO SPAZIO SICURO AL QUALE AFFIDARSI E LASCIARSI ANDARE per favorire il processo trasformativo.


LA PRATICA YOGA COME PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE RICOMPATTANTE

"Diventa ciò che sei." Ct. Frederik Nietzsche


Lasciarsi condurre e guidare nella pratica significa PERMETTERE AL SENTIRE DEL CORPO DI RIDEFINIRE E RICOMPATTARE L'IO PER TORNARE ALL'UNITA' ORIGINARIA MENTE CORPO. Attraverso lo yoga, lentamente possiamo uscire dagli automatismi della mente e del corpo che ci dominano: schemi di pensiero, abitudini, compulsioni, schemi motori. Quegli schemi in cui siamo ingabbiati quando ci sentiamo appesantiti, quando fatichiamo a concentrarci, a stare e rimanere per ascoltare un noi stessi che non siamo momentaneamente più in grado di percepire e che per questo ci fa rimanere con fatica nello spazio yogico.


LASCIARE ANDARE PER RIPARTIRE CON CORAGGIO E ANDARE OLTRE

"Il coraggio viene da ciò che è già caduto, perché da li senti una nuova libertà che entra nella tua vita." ct. Shatki Caterina Maggi


Una volta caduti gli schemi perché ci siamo affidati, è allora che si apre uno spazio nuovo di ascolto e ci possiamo calare profondamente nello yoga. Questi automatismi e schemi corrispondono al quel FALSO SE' che si crea venendo in contatto con le pressioni del mondo esterno e che ci plasmano facendoci REAGIRE IMPULSIVAMENTE secondo modelli imitativi di comportamento, dis-percezioni e interpretazioni che non sono realmente nostre e per questo ci portano in uno stato di confusione.


"Dalle mura dell'ego che si stanno spezzando, c'è una apertura e ti senti finalmente più te stesso." ct. Shatki Caterina Maggi


Lego o falso sé, da non confondere con l'io, quando si "spezza" crea un momento di vuoto, un'apertura da cui "entra luce" come dice Leonard Cohen. Ossia attraverso la quale possiamo tornare al vero ascolto di noi stessi. C'è un attimo alla caduta delle mura in cui possiamo sentire di perdere i nostri riferimenti ed è solo con un puro atto di fiducia che possiamo superarlo grazie al setting, per ritornare in contatto con lo spazio davvero libero dentro di noi, ossia con il nostro libero io


"(...) è da questi spazi già liberi che viene il coraggio per andare oltre, anche se abbiamo ancora paura." ct. Shatki Caterina Maggi


Se veniamo da un attimo di vuoto che crea angoscia e ansia, esso si riassorbe e ritrovati noi stessi, possiamo continuare il cammino della pratica lasciando guidare dalla saggezza del corpo. IL SENSO DI VUOTO SI E' TRASFORMATO: scomparendo oppure lasciando il posto alla PAURA, emozione più definita, gestibile e superabile che ci fornisce sempre elementi per attivarci, decidere e orientarci perché è sempre paura di qualcosa non più paura generalizzata.


CONSIGLI PRATICI: SCIVOLARE DOLCEMENTE O CON FATICA NELLO YOGA?

"Quel che sono è sufficiente, se solo riesco ad esserlo." ct. Carl Rogers


La trasformazione cui ci invita e cui ci porta lo yoga è sempre un ATTO GENTILE E NON VIOLENTO, che avviene per ognuno di noi in modalità propria specifica. Falsi miti attribuiscono alla pratica dello yoga rilassamento e dolcezza, ma a patto di rimanere nella non violenza verso di sé e verso gli allievi, in realtà questa è sono una delle modalità di trasformazione. Secondo lo stato emotivo e psico fisico in cui ci troviamo, infatti possono funzionare una progressiva lenta disattivazione oppure al contrario l'attivazione: lasciare DOLCEMENTE andare o viceversa riappropriarsi attraverso UNA FATICA SOSTENIBILE del proprio sé?


E ora veniamo alla vera e propria lezione di yoga per capire come tradurre questo cammino di trasformazione nella pratica, innanzitutto facendo due grosse distinzioni sull'ORIGINE DEL FARDELLO CHE CI PORTIAMO SUL TAPPETINO.

  • IL BLOCCO - quando ci sentiamo sopraffatti dall'ansia e dallo stress, quasi paralizzati e confusi, estremamente pigri e inerti, in uno stato quasi inerziale

In questo caso la parola d'orine è RICONNESSIONE con il sentire del corpo, attraverso passi graduali di risveglio della fisicità: in primis il GROUNDING, sentire di essere fisicamente vivi e ben piantati a terra risvegliando le sensazioni e l'energia del KUNDALINI, l'energia vitale che dalla base risale lungo la colonna vertebrale verso l'alto. In questo cammino, trova collocazione la CURA DEL BELLO come ESTETICA DEL BENESSERE, che crea un CONTENITORE DI RISVEGLIO CURATIVO DEL PIACERE nel quali lasciarsi condurre e affidare a partire dai 5 sensi e dal respiro per arrivare gradualmente al movimento in un lento DOLCE crescendo.

  • LA SUPER ATTIVAZIONE - quando ci sentiamo irrequieti, contrariati, impazienti, angosciati o stressati

In questi casi, è invece un lavoro di movimento corporeo a bilanciare lo stato di attivazione, TRASFORMANDONE LA VALENZA per tornare ad essere PROTAGONISTI DI SE' E DEL PROPRIO CORPO tornare alla presenza di sé nel qui ed ora. IL RIEQUILIBRIO E LA COMPENSAZIONE sono le chiavi di volta in questi casi per la modifica dello stato del corpo attraverso una pratica yoga dinamica.


In entrambi i casi un importante punto di attenzione è il RESPIRO, da considerare come punto di partenza per esplorare lo stato emotivo iniziale e mantenere la consapevolezza attiva durante la pratica. lavorare invece sul PRANAYAMA, ossia tentando di modificare attivamente il respiro può rischiare di amplificare lo stato di disequilibrio iniziale, pertanto è da consigliare solo quando una volta ben centrati e calati nella pratica. Inoltre, poiché ad ogni tipologia di respiro corrisponde uno stato di coscienza, specie in presenza di traumi, può rischiare di riattivare memorie anche inconsce che innescano un corto circuito mente-corpo quale è quello dell'attacco di panico; pertanto l'utilizzo di tecniche di Pranayama va sempre valutato con attenzione sia da parte dell'insegnante che dell'allievo.


a cura di Elena De Donato

Filosofia, Psicopedagogia, Insegnante e formatrice Yoga 0-90, Special needs, Trauma informed e High sensitivity Yoga®️

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Università degli studi di Milano, Yoga Ratna metodo Gabriella Cella, Yoga Gravidanza e post partum metodo Yoga in fascia®️, Yoga for the Special Child©️, GiocaYoga®️, Somatic Competence®️Yoga Teacher, High Sensitive Yoga Persone Altamente Sensibili HSP Italia™️, Docente unica Master GiocayogaCare®️ bambini speciali AIYB, Docente unica ‘Nascita speciale: yoga cesareo, presentazione podalica, prematurità’ per la Specializzazione post Formazione Yoga in fascia®️


BIBLIOGRAFIA


. E. De Donato - Yoga nel mondo delle emozioni: dal riequilibrio del corpo verso il dialogo interiore - Yoga Magazine.it 2022 - pubblicato a breve

. Stephen W. Porges – La guida alla teoria polivagale. Il potere trasformativo della sensazione di sicurezza – Giovanni Fioriti Editore - 2018

. E. De Donato - Yoga altamente sensibili oltre il "velo di maya" ovvero l'equilibrio nella complessità - Yoga Magazine.it 2022 - https://www.yoga-magazine.it/2022/07/yoga-altamente-sensibile-oltre-il-velo-di-maya/

. E. De Donato - Yoga nel corpo: embodiment o disembodiment? - Yoga Magazine.it2022 - https://www.yoga-magazine.it/2022/02/yoga-nel-corpo-embodiment-o-disembodiment/



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